La loro profonda convinzione che ogni cosa abbia un suo perché, che tutto possieda una spiegazione razionale. Ma le cose spesso non stanno così, con i soli occhi della mente possiamo vedere solo ciò che già conosciamo e se intravediamo qualcosa di sconosciuto ci tiriamo indietro, tendiamo a fare finta di niente, ci condizioniamo a tal punto da credere di non vedere, ci persuadiamo che non esiste.

È la nostra natura umana tangibile, il nostro atto non considera la componente divina intangibile.

Potrebbe questo atteggiamento portarci all’insoddisfazione?

I nostri limiti sono la causa principale dei nostri mali, ma non i limiti come li abbiamo intesi fino ad ora, quelli non sono limiti, ma soltanto vincoli dell'esperienza.Quando parlo di limiti parlo di qualcos'altro, parlo dei blocchi imposti da noi stessi, forzature che vanno contro il nostro essere creativi ed in continua crescita.

Abbiamo forse dimenticato la forza che abbiamo dentro, l’energia che caratterizzava la nostra vita adolescenziale? Abbiamo forse rimosso la capacità di sorprenderci e di provare gioia nelle piccole cose?

Nel momento in cui sperimentiamo la vita senza limiti, senza porci domande inutili, nella completa fiducia in noi stessi, assaporiamo nuovamente un istante di felicità.

Potrebbe allora valere la pena di lasciarsi andare? Iniziamo da questo momento, proviamo ad accettare senza giudizio le persone che ci circondano, valorizziamo i loro pregi e non le loro differenze da noi. Sperimentiamo senza aspettativa gli eventi della nostra esistenza. L'unico scopo che abbiamo è permettere alla gratitudine di scorrerci dentro, perdonando noi stessi e sorridendo quando ci osserviamo allo specchio.

Non sono certo regole che possiamo imparare sui banchi di scuola o sui libri, ma piuttosto scaturiscono da una consapevolezza acquisita attraverso il ritrovato contatto con noi stessi, con il nostro corpo fisico, con i pensieri più belli che abitano dentro di noi, con la componente divina che ha creato se stessa.

Ma perché allora non lo facciamo?

Rimaniamo completamente immersi nelle nostre paure, come ad esempio la paura di restare soli, la paura che ci manchi sempre qualcosa, oppure non avere abbastanza soldi, abbastanza amore, abbastanza amici.

Ci troviamo a vivere in contatto con il costante contrasto tra la speranza di essere felici e la convinzione di non poterlo essere, separazione tra noi e l'altro, tra noi e il nostro essere più vero e profondo.

Chiediamo senza invidia a chi è felice di spiegarci come ha fatto: le sue regole semplici ci sorprenderanno.

Quando vengo a contatto con chi ha permesso alla felicità di far parte della propria vita mi spiega che non ha usato la ragione come punto di riferimento delle proprie scelte, ma ha tenuto conto dei battiti del proprio cuore e ha sperimentato come l'anima può tornare a connettersi con Dio, vibrando alla sua stessa frequenza.